SANT'ANTONIO ABATE
L’impianto, che potrebbe risalire al Cinquecento o ai primi del Seicento, è rimasto in abbandono per diversi secoli e solo recentemente, riattivato, grazie ad un intervento che ha preso forma sul finire del secolo scorso, dopo un primo tentativo ad opera di un privato, che si ripromise di restaurarlo, all’indomani della seconda guerra mondiale. Alcuni storici ritengono che fosse legato alla presenza di monaci eremiti, che costellarono il territorio di piccole comunità, come quella non distante, che ha dato il nome ad una zona, nota come “Sos Eremos”. Intorno alla chiesa, inoltre sono ancora visibili le tracce di antiche presenze abitative e sepolcrali
Il citato elenco diocesano, di metà Settecento, non riporta il luogo di culto, dunque è intuibile che questi si trovasse in pessime condizioni; infatti, dai documenti d’archivio, sappiamo che l’arcivescovo Saliano, lo visitò nel 1788, definendolo indecente ed interdicendolo al culto, finché non fosse stato fornito della dote necessaria alla riparazione; fece prelevare il quadro che si trovava all’interno e decise che la festa doveva essere solennizzata in paese, nella chiesa del Carmine. Nonostante l’impegno preso da qualche devoto, la situazione non mutò, tanto che il successore, monsignor Sisternes, la sconsacrò nel 1807, ordinando di prelevarne le tegole ed altro materiale che poteva essere utile alla parrocchia
Ridotta quasi ad un cumulo di macerie, è stata ricostruita col rispetto dell’assetto originario ed è composta in blocchi faccia a vista, con prospetto a capanna, portale arcuato e campaniletto a vela, che si erge sul primo contrafforte della fiancata sinistra. L’unica aula, è scandita da due arcate a sesto acuto ed al suo fianco, si trovano alcuni ambienti di servizio
TROVI LA SCHEDA COMPLETA NELLA GUIDA ALLE CHIESE CAMPESTRI DELLA PROVINCIA DI ORISTANO - ordinala qui
La festa
Il 17 gennaio con l’accensione del falò
Come si raggiunge
Da Ardauli, scendere in direzione Oristano e percorrere 2,5 km sino ad una curva a gomito, alla cui sinistra, tra il 4° e 3° chilometro, della provinciale n. 30, si trova la chiesa
Il citato elenco diocesano, di metà Settecento, non riporta il luogo di culto, dunque è intuibile che questi si trovasse in pessime condizioni; infatti, dai documenti d’archivio, sappiamo che l’arcivescovo Saliano, lo visitò nel 1788, definendolo indecente ed interdicendolo al culto, finché non fosse stato fornito della dote necessaria alla riparazione; fece prelevare il quadro che si trovava all’interno e decise che la festa doveva essere solennizzata in paese, nella chiesa del Carmine. Nonostante l’impegno preso da qualche devoto, la situazione non mutò, tanto che il successore, monsignor Sisternes, la sconsacrò nel 1807, ordinando di prelevarne le tegole ed altro materiale che poteva essere utile alla parrocchia
Ridotta quasi ad un cumulo di macerie, è stata ricostruita col rispetto dell’assetto originario ed è composta in blocchi faccia a vista, con prospetto a capanna, portale arcuato e campaniletto a vela, che si erge sul primo contrafforte della fiancata sinistra. L’unica aula, è scandita da due arcate a sesto acuto ed al suo fianco, si trovano alcuni ambienti di servizio
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La festa
Il 17 gennaio con l’accensione del falò
Come si raggiunge
Da Ardauli, scendere in direzione Oristano e percorrere 2,5 km sino ad una curva a gomito, alla cui sinistra, tra il 4° e 3° chilometro, della provinciale n. 30, si trova la chiesa