NATIVITA' DELLA VERGINE MARIA
La chiesa fu riedificata nel 1931, in seguito ad un voto fatto da un giovane di Samugheo, Giovanni Deidda. Narra la leggenda, si potrebbe dire, ma leggenda non è, perché la data riguarda il nostro secolo e molte persone viventi possono ancora darne testimonianza, che un giovane samughese, un anno prima che scoppiasse la prima guerra mondiale, fece un curioso sogno: vide la Madonna circondata da una luce abbagliante che gli preannunciò la guerra imminente alla quale egli avrebbe dovuto partecipare con altri sei giovani del paese che avrebbe incontrato durante il viaggio. Il giovane doveva comunicare la sua visione e convincerli a far voto assieme a lui di riedificare, al ritorno, la chiesa ormai fatiscente ci Santa Maria di Abbasassa. In compenso tutti sarebbero rientrati in paese sani e salvi.
L’episodio si verificò veramente, e nella vicina stazione di Meana Sardo, quando i primi sette samughesi chiamati al conflitto si incontrarono, si impegnarono a ricostruire la chiesa da tanto tempo abbandonata, ormai ridotta a un cumulo di rovine. Fu così che nel 1931 fu riedificata anche Santa Maria di Abbasassa. Secondo la tradizione popolare la chiesa era abbandonata da secoli, ma secondo i documenti parrocchiali l’ultimo intervento avvenne nella metà del secolo scorso (1845). Alla morte del rettore Francesco Antonio Mura vi fu uno spaventoso cataclisma che tra gli altri danni, fece crollare i tetti delle chiese rurali di Santa Maria e di San Gemiliano. La chiesa secondo i più antichi documenti, pare sia stata edificata nel 1480, col nome di Santa Maria de Mesu Mundu, quando era rettore Gianuario Orrù. La ricostruzione del 1931 avvenne ad opera del redattore Emanuele Macis che i samughesi chiamano affettuosamente “Nonnu Macis”. Nonnu Macis scopri che la chiesetta fu edificata sui ruderi di un tempio pagano. Si vedevano chiaramente due larghe porte ad oriente, due uguali ad occidente. Murate sulla base della facciata si trovarono parecchie lapidi sepolcrali, alcune scavate, indicanti nomi romani, con iscrizioni latine. Attorno alla distrutta chiesa si notano gli indizi evidenti di abitazioni primitive che rivelano l’importanza che aveva il tempio antico, protetto da un nuraghe vicino. La chiesa era un tempio dedicato a Cibele, alla grande Dea Madre frigia, il cui culto era stato importato in Occidente dai soldati romani. Trovare un tempio dedicato a Cibele presso Samugheo non meraviglia più di tanto, poiché in quel territorio vi erano delle postazioni romane che avevano il compito di bloccare le eventuali incursioni dei Barbaricini
Scheda dal sito spazioinwind Samugheo
TROVI LA SCHEDA COMPLETA, A CURA DI CHIESECAMPESTRI.IT, NELLA GUIDA ALLE CHIESE CAMPESTRI DELLA PROVINCIA DI ORISTANO - ordinala qui
La festa
L'8 settembre
Come si raggiunge
Da Samugheo, percorrere la Strada Provinciale 38, in direzione Assolo e dopo aver percorso circa 5,5km, imboccare la stradina bianca sulla destra e percorrere ancora 150 metri. Il bivio, che si trova tra il 4° ed il 5° chilometro, è situato 500 metri dopo quello per i ruderi del Castello di Medusa, monumento medievale che merita una visita
L’episodio si verificò veramente, e nella vicina stazione di Meana Sardo, quando i primi sette samughesi chiamati al conflitto si incontrarono, si impegnarono a ricostruire la chiesa da tanto tempo abbandonata, ormai ridotta a un cumulo di rovine. Fu così che nel 1931 fu riedificata anche Santa Maria di Abbasassa. Secondo la tradizione popolare la chiesa era abbandonata da secoli, ma secondo i documenti parrocchiali l’ultimo intervento avvenne nella metà del secolo scorso (1845). Alla morte del rettore Francesco Antonio Mura vi fu uno spaventoso cataclisma che tra gli altri danni, fece crollare i tetti delle chiese rurali di Santa Maria e di San Gemiliano. La chiesa secondo i più antichi documenti, pare sia stata edificata nel 1480, col nome di Santa Maria de Mesu Mundu, quando era rettore Gianuario Orrù. La ricostruzione del 1931 avvenne ad opera del redattore Emanuele Macis che i samughesi chiamano affettuosamente “Nonnu Macis”. Nonnu Macis scopri che la chiesetta fu edificata sui ruderi di un tempio pagano. Si vedevano chiaramente due larghe porte ad oriente, due uguali ad occidente. Murate sulla base della facciata si trovarono parecchie lapidi sepolcrali, alcune scavate, indicanti nomi romani, con iscrizioni latine. Attorno alla distrutta chiesa si notano gli indizi evidenti di abitazioni primitive che rivelano l’importanza che aveva il tempio antico, protetto da un nuraghe vicino. La chiesa era un tempio dedicato a Cibele, alla grande Dea Madre frigia, il cui culto era stato importato in Occidente dai soldati romani. Trovare un tempio dedicato a Cibele presso Samugheo non meraviglia più di tanto, poiché in quel territorio vi erano delle postazioni romane che avevano il compito di bloccare le eventuali incursioni dei Barbaricini
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L'8 settembre
Come si raggiunge
Da Samugheo, percorrere la Strada Provinciale 38, in direzione Assolo e dopo aver percorso circa 5,5km, imboccare la stradina bianca sulla destra e percorrere ancora 150 metri. Il bivio, che si trova tra il 4° ed il 5° chilometro, è situato 500 metri dopo quello per i ruderi del Castello di Medusa, monumento medievale che merita una visita